La galleria del desiderio

La villa si ergeva imponente sulla collina, illuminata da un’infinità lampadari di cristallo che riflettevano luce calda sulle pareti ornate di stucchi e dipinti. La musica di un quartetto di archi riempiva le sale, mescolandosi al mormorio delle conversazioni e alle risate scomposte degli ospiti.

Clara camminava a passo lento tra gli ospiti, avvolta in un abito di seta che aderiva al suo corpo come una seconda pelle, sottolineando i seni pieni e le curve generose dei fianchi. Ogni suo passo, misurato e sensuale, lasciava dietro di sé il profumo del gelsomino, attirando gli sguardi indiscreti di uomini e donne. Alexandre la osservava da lontano, appoggiato con disinvoltura a una colonna di marmo. Il suo sguardo intenso, evidenziato da occhi color ambra e una mascella decisa, seguiva il movimento sinuoso del fondoschiena di Clara.

Si fermarono davanti alla porta che portava galleria d’arte privata, separata dal resto della festa da una porta socchiusa. Senza scambiare parole, come mossi da un accordo silenzioso, i due entrarono nella stanza, lasciandosi alle spalle il chiasso della festa.

Le pareti della galleria erano tappezzate di quadri.

La galleria si distaccava dal resto della villa come un santuario proibito. La penombra era spezzata solo dalla luce tremolante delle candele, che sfiorava le cornici dorate e accendeva di bagliori febbrili i corpi nudi dipinti sulle tele. Clara avanzò per prima, i tacchi affondavano appena nei tappeti spessi, il vestito le si incollava alla schiena, come se la seta non volesse lasciarla mai andare. Alexandre la seguiva, ma il suo sguardo non era rivolto a lei.

Non ancora.

Davanti a loro, un quadro dominava la parete principale: una donna nuda, abbandonata su un letto di velluto. La pelle della figura era resa con una perizia quasi divina, morbida e luminosa, come se l’artista avesse distillato il desiderio stesso in pennellate. I suoi seni erano tondi, pieni, con capezzoli scuri e turgidi che sembravano invitare le dita, le labbra, la lingua. Una mano delicata si posava sul suo pube, sfiorando il monte di Venere con un’indolenza che esigeva attenzione. Le sue cosce, divaricate, lasciavano intravedere una fessura umida e carnosa, dipinta con tale precisione da sembrare palpitante.

Alexandre si fermò. L’arte lo aveva sempre lasciato indifferente, ma quella figura… quella donna lo chiamava. La sua mente si riempì di immagini: il suo cazzo duro e gonfio, spinto contro la tela, i suoi fianchi che si muovevano per possedere un’illusione.

“Sono irresistibili, vero?” mormorò lui, ma il suo sguardo non era rivolto ai quadri, bensì al seno generoso di Clara che si sollevava e abbassava con il ritmo del suo respiro.

Lei sorrise con malizia, senza distogliere lo sguardo dal dipinto di fronte a loro: un uomo inginocchiato che adorava il corpo di una donna nuda. “Ti riferisci ai quadri o a qualcos’altro?” rispose Clara, girandosi verso di lui.

Si fermò a pochi centimetri da lui, lo sguardo abbassato con finta innocenza verso il rigonfiamento evidente che deformava i suoi pantaloni.

“Direi che l’arte ti ispira,” mormorò, un sorriso appena accennato che non lasciava spazio a dubbi. Clara lo guardava come se fosse un giocattolo.

Si chinò, lasciando che l’abito si aprisse lungo i fianchi, rivelando la curva morbida delle sue cosce. “Vediamo se l’ispirazione è… degna dell’opera.” Con un movimento rapido, abile, aprì i bottoni dei pantaloni, liberando finalmente il cazzo di Alexandre. Era grosso, rigido, la punta già lucida di eccitazione. Clara lo avvolse con una mano, il pollice scivolava appena sul glande, raccogliendo la prima goccia di liquido con una lentezza provocante.

“Duro come il marmo,” sussurrò, mentre la sua lingua sfiorava la punta. Alexandre ansimò, il suono riempì la galleria come un’eco. I quadri attorno a loro sembravano prendere vita: le figure dipinte li osservavano, bramose, mentre Clara apriva la bocca, accogliendo il cazzo di Alexandre con un’avidità regale. Le sue labbra carnose scivolarono sulla lunghezza e la lingua accarezzava ogni vena.

Alexandre poggiò una mano sul muro, il suo corpo tremava sotto il peso del piacere. I suoi occhi, per un attimo, tornarono al quadro, alla donna nuda che lo fissava dalla tela. Nella sua mente, Clara e quella figura si sovrapponevano, confondendosi in un’unica visione divina. Il cazzo pulsava tra le labbra di Clara e il suono della saliva e dei suoi gemiti riempiva la stanza come una musica perversa.

Ogni volta che si abbassava, la sua lingua si avvolgeva attorno alla base, scivolando con una grazia che sembrava innata. Alexandre era paralizzato dal piacere, il suo respiro pesante rimbombava nella galleria, le dita si serravano contro il muro come se cercassero un’ancora per non cadere.

Le candele proiettavano ombre danzanti sul corpo di Clara, il vestito scivolava sempre più giù, lasciando intravedere il morbido arco della sua schiena e i seni che premevano contro il tessuto come un invito sfrontato. Alexandre sentiva la tensione crescere dentro di sé, ogni nervo teso, ogni muscolo contratto. Ma Clara non si fermava. Aumentava il ritmo, le mani stringevano e accarezzavano la sue palle mentre la bocca lo divorava.

Clara era inginocchiata davanti ad Alexandre, il viso perfettamente incorniciato dai suoi capelli scuri. Le sue labbra carnose si muovevano sempre più velocemente.

“Dio, Clara…” gemette Alexandre, il corpo che si tendeva come una corda al limite della rottura. Ogni volta che lei si spingeva più in profondità, lo sentiva fremere, il suo cazzo che le riempiva la bocca fino a farle quasi mancare il respiro. E a Clara piaceva così. Il sapore, il calore, la sensazione del suo potere su di lui. Le sue mani, delicate ma decise, si muovevano lungo la base, stringendolo con un ritmo perfetto, sincronizzandosi con i movimenti della sua bocca.

La saliva le colava dagli angoli delle labbra, gocciolando sul mento e sul cazzo di Alexandre, rendendo ogni movimento più scivoloso.

Clara si ritirò per un momento, le labbra si staccarono con un suono morbido, una linea sottile di saliva univa ancora la sua bocca al cazzo di Alexandre. “Che c’è? Troppa arte da digerire tutta insieme?” sussurrò, con un tono che era una miscela perfetta di provocazione e complicità.

Alexandre non rispose. La afferrò per le spalle e la sollevò in piedi, spingendola contro il muro con una forza che non nascondeva più il desiderio. “Sei un tormento,” mormorò, la sua voce graffiata dal bisogno. Con un movimento deciso, strappò il sottile tessuto del vestito di Clara, rivelando il suo corpo nudo. I suoi seni, pieni e sodi, si sollevarono davanti a lui, e Alexandre non perse tempo. Li afferrò con entrambe le mani, stringendo con forza, i pollici che giocavano con i capezzoli turgidi.

Clara gemette, il suono che si trasformò in un sospiro strozzato quando Alexandre abbassò la testa per succhiare uno dei suoi capezzoli. La sua lingua era calda, esperta, mentre le sue mani scivolavano sui fianchi di Clara, afferrandola con una presa che lasciava impronte invisibili sulla sua pelle. “Mi stavi provocando, Clara. Adesso vediamo quanto riesci a resistere.”

“Prendimi, allora,” disse lei, il respiro irregolare, il volto arrossato. “Ma voglio che tu mi faccia tua proprio qui, davanti a loro.” Indicò i quadri attorno a loro, gli sguardi dipinti che sembravano osservarli, quasi vivi nella penombra.

Alexandre non si fece pregare. La spinse contro il muro, sollevandola facilmente e stringendola contro di sé. Con un movimento rapido, sfiorò la sua figa bagnata con le dita, un sorriso soddisfatto che si disegnò sul suo viso quando sentì quanto Clara fosse pronta per lui.

Alexandre non rispose. La afferrò per le spalle e la sollevò in piedi, spingendola contro il muro con una forza che non nascondeva più il desiderio. “Sei un tormento,” mormorò, la sua voce graffiata dal bisogno. Con un movimento deciso, fece scivolare la seta del vestito di Clara, lasciandola cadere sul pavimento come un’ombra. Il suo corpo nudo si rivelò sotto la luce tremolante delle candele: la curva dei suoi seni perfetti, i capezzoli turgidi e scuri, il ventre piatto che si piegava dolcemente nei fianchi sinuosi. Ogni dettaglio sembrava scolpito per provocare.

Le sue mani si posarono sui fianchi di Clara, sollevandola fino a che le sue cosce non si serrarono attorno alla sua vita. “Guardami,” ordinò, il tono della sua voce basso e autoritario. Clara obbedì, i suoi occhi che si piantarono nei suoi mentre sentiva la punta del cazzo di Alexandre che scivolava contro la sua figa bagnata.

Con un movimento deciso, Alexandre entrò nella sua figa. Clara lanciò un gemito che riempì la galleria, la sua schiena che si inarcò contro il muro. Lui non si fermò, affondando sempre più a fondo, il loro respiro che si mescolava in un ritmo perfetto. I suoi colpi erano forti, precisi, e ogni volta che si spingeva dentro di lei, Clara lo stringeva con le cosce, come se volesse trattenerlo per sempre.

La stanza sembrava risuonare dei loro gemiti, del suono carnale dei loro corpi che si univano con una ferocia primordiale. Alexandre si chinò per mordere il collo di Clara, i suoi denti che affondarono appena nella sua pelle delicata, lasciandole un segno di possesso. “Sei mia,” sussurrò, la sua voce roca e spezzata, mentre accelerava i movimenti, spingendola sempre più vicina al limite.

Clara non riusciva più a trattenersi. Le sue unghie si conficcarono nelle spalle di Alexandre, il suo corpo che tremava mentre il piacere la travolgeva. “Sì… sì!” gemette, il suo grido che si disperse nella galleria come un’onda.

Poi un rumore improvviso li fece voltare. La porta della galleria si era aperta, lasciando entrare due figure.

Erano due giovani ragazzi, entrambi impeccabilmente vestiti, ma con uno sguardo che tradiva un’ardente curiosità. Il primo, dai capelli neri e ondulati, aveva un corpo scolpito da anni di equitazione: spalle larghe, braccia forti e un portamento arrogante. L’altro, più raffinato, aveva occhi chiari e magnetici, un viso angelico che contrastava con l’energia oscena che emanava. Si fermarono sulla soglia, osservando la scena con sfrontatezza.

“Non volevamo interrompere,” disse il più giovane, con un sorriso che si allargava lentamente. “Ma sembrava che qui dentro stesse accadendo qualcosa di… più interessante della festa.”

Clara, invece di mostrarsi sorpresa, si voltò con un sorriso malizioso. “Beh, siete entrati. Ora non potete più tornare indietro.” Si mosse verso di loro con una lentezza studiata, il corpo ancora nudo che brillava alla luce delle candele. “Ditemi, cosa vi ha spinti qui? L’arte… o la curiosità?” I suoi occhi brillavano mentre il suo sguardo si abbassava, osservando con evidente soddisfazione i rigonfiamenti nei pantaloni dei due uomini.

Alexandre si alzò, sistemandosi i pantaloni con calma, ma senza nascondere l’erezione ancora evidente. “Clara, sembri divertirti troppo. Ma questi due devono guadagnarsi il diritto di restare.” La sua voce era roca, autoritaria, ma i suoi occhi tradivano un fremito di eccitazione.

I due uomini si scambiarono un’occhiata complice. Fu il ragazzo dai capelli neri a fare il primo passo avanti. “Se è una sfida, la accettiamo volentieri.” Si sfilò la giacca con un gesto deciso, rivelando una camicia bianca che aderiva al petto muscoloso. L’altro lo seguì, più calmo, sbottonandosi lentamente il colletto, come se volesse far salire la tensione.

Clara rise piano, il suono che riempì la stanza come un richiamo ipnotico. “Allora, mostratemi quanto valete.”

Il primo, quello dai capelli scuri e il corpo muscoloso, fece un passo avanti. Si tolse la giacca con un gesto deciso, lasciandola cadere sul pavimento senza preoccuparsene. “Non siamo tipi da starcene a guardare,” disse, la voce bassa e roca. Il suo compagno, più raffinato, rimase per un momento a osservare la scena con un sorriso appena accennato. Poi cominciò a sbottonarsi la camicia, lentamente, lasciando che il tessuto scivolasse lungo il suo petto scolpito.

Clara rise piano, quel suono morbido e seducente che sembrava colpire direttamente l’inguine di chiunque lo sentisse.

“Vediamo cosa sapete fare,” disse, avvicinandosi al ragazzo dai capelli scuri. Le sue mani si posarono sul petto muscoloso, le dita che scivolavano lungo i contorni dei suoi addominali. “Tu sembri forte… ma sei anche bravo?”

Alexandre si era intanto sistemato, ma non aveva intenzione di lasciare Clara tutta per loro. La prese per i fianchi, attirandola verso di sé. “Non così in fretta,” disse con voce roca. “Lei è ancora mia.”

Clara non ebbe il tempo di rispondere. Le sue mani si mossero sul corpo di Alexandre, mentre il ragazzo dai capelli scuri si avvicinava sempre più, il suo sguardo fisso su di lei. L’altro, invece, osservava la scena con calma, il cazzo duro che premeva contro i pantaloni ancora chiusi.

I due si scambiarono uno sguardo, poi avanzarono senza dire una parola. Il primo, il ragazzo dai capelli scuri e il corpo scolpito, si sbottonò la giacca con un gesto deciso, lasciandola cadere senza preoccuparsene. Il secondo, più raffinato, si tolse la camicia lentamente, rivelando un corpo atletico e una calma che sembrava ancora più provocante.

Quando finalmente i due uomini si avvicinarono, erano completamente nudi. Clara si fermò, lasciando che Alexandre si godesse il momento, e si voltò verso di loro. Il ragazzo dai capelli scuri aveva un cazzo grosso, duro, che pulsava già, mentre l’altro, più sottile ma ugualmente imponente, si accarezzava lentamente, gli occhi fissi su Clara.

Si chinò leggermente, lasciando che le sue mani accarezzassero i corpi dei due nuovi arrivati, mentre Alexandre, ancora ansimante, si appoggiava al muro, godendosi la scena.

Con le mani prese i loro cazzi duri e pulsanti, accarezzandoli con una lentezza che li fece sussultare.

I gemiti riempivano la stanza. Clara alternava i movimenti delle sue mani, stringendo e accarezzando i due uomini mentre Alexandre si posizionò nuovamente dietro di lei.

Poi arrivò un nuovo rumore. La porta si aprì di nuovamente, e Margot entrò. Era la figlia ventenne del conte.

Si fermò sulla soglia, il viso che si fece immediatamente rosso mentre i suoi occhi si spalancavano davanti alla scena. Clara, piegata in avanti, che cavalcava Alexandre, con i due uomini ai lati, i loro cazzi nelle sue mani. Per un momento, Margot sembrò bloccata, incerta su cosa fare. I suoi occhi passavano da Clara ad Alexandre, ai due uomini, il petto che si alzava e abbassava con un respiro sempre più irregolare.

Era splendida nella sua timidezza. Il vestito scarlatto le avvolgeva il corpo come un abbraccio, le spalle nude che tremavano appena. I suoi capelli biondi erano raccolti in uno chignon, con ciocche che sfuggivano e incorniciavano un viso innocente ma ardente di curiosità. I suoi occhi, grandi e luminosi, tradivano una lotta interna tra il pudore e il desiderio.

“Margot,” mormorò Clara, con un sorriso che era puro invito.

“Cosa… cosa state facendo?” chiese Margot, la voce tremante ma non priva di eccitazione. Fece un passo avanti, poi un altro. Il suo sguardo si posò sul corpo di Clara, sulla carne che si univa a quella di Alexandre, sui movimenti fluidi e selvaggi.

“Stiamo… festeggiando,” disse Clara con un sorriso, mentre una delle sue mani lasciava il cazzo del ragazzo dai capelli scuri per tendersi verso Margot. “Vieni.”

Margot entrò nella galleria con passo esitante. La porta si richiuse dietro di lei con un lieve cigolio, il suono che parve amplificarsi nella penombra ovattata della stanza. Per un istante, i suoi occhi impauriti e curiosi si posarono sulla scena davanti a lei.

Clara era piegata in avanti, il corpo nudo che brillava sotto la luce delle candele. Alexandre, dietro di lei, le afferrava i fianchi con una forza che tradiva il desiderio che lo stava consumando. I movimenti del suo bacino erano lenti ma inesorabili, ogni affondo un colpo che riempiva la stanza di un suono carnale, umido. Ai lati di Clara, due uomini osservavano con occhi avidi, i loro cazzi eretti e lucidi, mentre le mani di lei li stringevano con una maestria che sembrava innata.

Margot si morse il labbro inferiore, un gesto timido che la rendeva ancora più irresistibile. I suoi occhi tradivano la lotta interna: voleva restare, ma la sua ingenuità la tratteneva ancora sulla soglia del piacere. Poi Clara si spostò, con una lentezza studiata, lasciando che Margot vedesse meglio.

“Vieni,” mormorò Clara, accennando con un dito. Margot obbedì, come ipnotizzata. Ora era così vicina che poteva sentire il calore dei corpi, il profumo della pelle sudata e dell’eccitazione.

Clara allungò una mano verso la scollatura del vestito di Margot, le dita leggere che sfioravano il tessuto. Margot rabbrividì al contatto, un fremito che le attraversò tutto il corpo. Gli occhi di tutti erano fissi su di lei, affamati, come se il suo corpo fosse un dono da scartare lentamente. Il tessuto scarlatto iniziò a scivolare lungo le sue spalle, rivelando la pelle liscia e luminosa, ogni centimetro un invito silenzioso.

Clara prese il suo tempo, abbassando il vestito fino a che i seni di Margot furono esposti. Erano pieni, rotondi, con capezzoli piccoli e turgidi che si irrigidivano al contatto con l’aria fresca della stanza. La luce delle candele danzava sulla sua pelle, creando ombre che accentuavano ogni curva. Clara fece scivolare il vestito fino ai fianchi, rivelando un ventre piatto e dolcemente scolpito, e poi ancora più giù, lasciando cadere il tessuto ai suoi piedi.

Margot era completamente nuda. Le sue cosce rotonde e morbide si stringevano appena, come se cercassero di nascondere la sua intimità, ma la sua figa era già visibilmente bagnata, le labbra gonfie e lucide di desiderio. Era uno spettacolo divino, un corpo giovane e fresco che sembrava scolpito per il piacere.

Alexandre fece un passo avanti, incapace di trattenersi. La prese per i fianchi, le mani affondavano nella sua carne morbida. “Sei perfetta,” mormorò. Margot arrossì, ma non si tirò indietro. Sentiva il calore del corpo di Alexandre contro di lei, il cazzo duro che premeva contro il suo ventre. Il contatto la fece gemere piano, un suono che riempì la stanza e fece fremere gli altri.

Clara la prese per mano, guidandola verso il divano. “Vieni, Margot” sussurrò. Margot si lasciò condurre, il cuore le batteva così forte da coprire quasi i rumori intorno a lei. Clara la fece sedere, le gambe leggermente divaricate, lasciando che tutti potessero ammirarla.

I due uomini si avvicinarono, entrambi completamente nudi, i loro cazzi eretti e pulsanti, le vene che si gonfiavano. Margot si mordicchiò il labbro inferiore, incapace di distogliere lo sguardo. Clara prese il cazzo del primo tra le mani, accarezzandolo con movimenti lenti e provocanti. “Toccalo,” disse, guidando la mano di Margot verso l’altro uomo. Margot esitò, ma quando le sue dita sfiorarono la carne calda e rigida, un fremito le attraversò il corpo.

Le sue mani si muovevano incerte all’inizio, ma l’incoraggiamento di Clara e i gemiti gutturali dell’uomo la spinsero a osare di più. Le sue dita si strinsero attorno al cazzo, scivolando lungo la lunghezza con un movimento che divenne sempre più sicuro. Sentiva il calore della pelle, la pulsazione sotto le dita, il potere che stava prendendo tra le mani.

Clara si inginocchiò accanto a lei, le labbra si posarono sul collo di Margot. “Brava, così,” sussurrò, mentre le sue dita iniziarono a esplorare la figa bagnata della giovane. Margot gemette forte, il suono che rimbalzò sulle pareti della galleria. Le dita di Clara si insinuarono dentro di lei, lente ma decise, mentre il pollice massaggiava il suo clitoride gonfio.

Alexandre si posizionò dietro Margot, le mani le afferravano i seni. Li stringeva con forza, i pollici tormentavano i capezzoli turgidi, facendola contorcersi sotto di lui. “Hai una pelle così morbida… e una figa così calda,” mormorò, facendo scivolare le dita tra le labbra gonfie per sentirla meglio. Margot si sentiva sopraffatta, ma il desiderio che la consumava era più forte di ogni esitazione.

Uno degli uomini si avvicinò di più, il cazzo duro sfiorava le labbra di Margot. “Apri la bocca,” disse, la voce bassa. Margot obbedì, le labbra che si dischiusero per accoglierlo. La punta le scivolò sulla lingua, calda e pulsante, e l’uomo gemette forte, afferrandole i capelli per guidare i suoi movimenti. Clara sorrideva accanto a lei, osservando con evidente soddisfazione mentre Margot prendeva sempre più profondamente il cazzo in bocca.

L’altro uomo si inginocchiò accanto a lei, portando il proprio cazzo vicino alla mano libera di Margot. Lei lo prese con le dita, stringendolo mentre lo accarezzava, il pollice che scivolava sul glande lucido di eccitazione. La stanza era piena di gemiti, respiri affannosi e il suono carnale delle labbra di Margot che si muovevano lungo la lunghezza dell’uomo.

Alexandre, incapace di resistere oltre, si posizionò tra le gambe di Margot. Le afferrò i fianchi e spinse la punta del suo cazzo contro la figa bagnata. “Sei così stretta,” mormorò, entrando lentamente dentro di lei. Margot lanciò un grido soffocato, la testa che si inclinava all’indietro mentre sentiva ogni centimetro di lui che la riempiva.

I movimenti di Alexandre divennero sempre più rapidi, i suoi colpi profondi e potenti. Margot si aggrappò a lui, il corpo che si tendeva e si rilassava con ogni spinta. Clara si inginocchiò accanto a lei, le labbra che baciavano i suoi seni, la lingua che giocava con i capezzoli. “Ti piace, vero?” sussurrò, senza aspettare una risposta.

Margot era persa, completamente avvolta dal piacere. I due uomini si alternavano nella sua bocca e tra le mani, i loro gemiti che si mescolavano ai suoi. Sentiva il loro desiderio crescere, i loro corpi che si tendevano mentre si avvicinavano al culmine.

Poi venne il momento.

Il ragazzo più giovane si staccò da lei, il cazzo pulsava ancora mentre spruzzava il suo sperma caldo sul viso di Margot. Il secondo seguì poco dopo, il suo seme le colava lungo i seni e il ventre. Alexandre fu l’ultimo, tirandosi fuori dalla sua figa per eiacularle sulla schiena e sui capelli. Clara rise piano, raccogliendo una goccia con le dita e portandola alle labbra.

Margot rimase lì, il corpo tremante, la pelle lucida di piacere e sperma. Non si era mai sentita così viva, così desiderata, così…

completa.

Sono @eroticpolpo

28 anni vissuti nel mondo digitale. Di notte non dormo e scrivo libri e racconti erotici con lo pseudonimo di Damian Margi. @eroticpolpo è il blog dove raccolgo tutte le mie creazioni.

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