La palestra era immersa in una calma quasi irreale. Solo qualche suono ovattato di pesi che si incontravano e voci lontane interrompeva il silenzio. Luca si trovava davanti a una macchina complessa, un macchinario moderno che sembrava sfidarlo apertamente. I suoi movimenti erano rigidi, i muscoli delle braccia e delle spalle si contraevano nel tentativo di regolare una leva ostinata.
Non era il tipo da palestra, e si vedeva. I pantaloni della tuta troppo larghi, le scarpe consumate, e l’aria leggermente imbarazzata lo rendevano diverso dagli altri uomini presenti, tutti perfetti e scolpiti. Ma sotto quella goffaggine c’era un fisico naturale, asciutto, muscoloso quanto bastava per catturare lo sguardo di chi sapeva osservare.
E lei sapeva osservare.
Elena era appoggiata a una panca poco distante, una bottiglia d’acqua tra le mani e il corpo rilassato. I capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle, riflettendo la luce soffusa della stanza. Il top nero fasciava il seno pieno, il tessuto che sembrava quasi voler cedere sotto la curva morbida e naturale di quelle forme perfette. I leggings scuri aderivano alla pelle liscia come una seconda pelle, mettendo in risalto le sue gambe lunghe e toniche, e i fianchi che si muovevano con un’eleganza sensuale anche nei gesti più semplici.
Quando i loro sguardi si incrociarono, fu come un colpo di corrente. I suoi occhi verdi brillarono di una luce maliziosa, quasi ipnotica, e la curva delle labbra si sollevò in un sorriso appena accennato, il tipo di sorriso che ti faceva pensare di essere stato scelto, deliberatamente.
Con passo lento, quasi felino, si avvicinò a lui. «Hai bisogno di aiuto?» chiese, il tono morbido ma carico di una confidenza che sembrava volerlo sfidare.
Luca si girò verso di lei, cercando di nascondere l’imbarazzo. La sua maglietta era leggermente bagnata di sudore, aderendo al petto e rivelando il profilo di muscoli scolpiti ma non ostentati. La mascella squadrata e il taglio netto dei capelli scuri gli davano un’aria vagamente selvaggia, che contrastava con la sua timidezza. Ma il rossore che gli saliva al collo, mescolato a un evidente nervosismo, lo rendeva irresistibilmente vulnerabile.
«Ehm… sì, credo di star facendo qualcosa di sbagliato,» ammise, con un sorriso incerto.
Elena si fermò accanto a lui, la differenza tra i loro mondi evidente in ogni dettaglio: la sua sicurezza contro la sua goffaggine, la fluidità dei movimenti di lei contro la rigidità di lui. Si abbassò leggermente, avvicinandosi alla leva e mostrandogli con calma come regolarla. Mentre si piegava, il top nero si sollevò di poco, rivelando una striscia di pelle chiara, liscia e tesa. I suoi capelli profumati si mossero appena, mandando una scia dolce e agrumata che sembrò avvolgerlo completamente.
«Stavi forzando troppo,» disse, rialzandosi lentamente. Il suo corpo si muoveva con una grazia naturale, ogni gesto sembrava calcolato per catturare l’attenzione. «Prova ora.»
Luca obbedì, ma i suoi movimenti erano ancora rigidi. Elena rise piano, un suono basso e caldo che sembrava scivolargli direttamente nella pelle. I suoi occhi verdi erano fissi su di lui, seguivano ogni suo gesto, come se volesse studiare non solo il corpo, ma anche i pensieri dietro i suoi occhi scuri.
«Rilassati,» disse infine, avvicinandosi di nuovo. Questa volta si posizionò alle sue spalle, così vicina che Luca poteva sentire il calore del suo corpo contro di sé. Le sue mani si posarono leggere sulle sue spalle larghe, le dita che tracciavano un movimento quasi impercettibile mentre lo guidava. «Così. Lasciati andare.»
La sua voce era un sussurro vicino al suo orecchio, e Luca trattenne il respiro. Il contatto delle sue mani sulla pelle calda gli provocava brividi che cercava inutilmente di ignorare. Quando le dita di lei scivolarono lungo le sue braccia, fermandosi ai polsi per guidare i movimenti, la sensazione divenne quasi insopportabile.
«Ora va meglio,» disse, lasciando le sue mani indugiare un istante in più del necessario. Poi si spostò di lato, con un sorriso soddisfatto. Ma nei suoi occhi c’era qualcosa di più di una semplice approvazione. C’era una sfida silenziosa, una curiosità che sembrava voler esplorare ogni segreto di lui.
Luca la guardò, incapace di staccare lo sguardo dalle curve morbide che sembravano scolpite dalla luce soffusa della sala. «Grazie… non credo che ce l’avrei fatta senza di te,» mormorò, la voce roca.
La palestra era silenziosa, ma l’aria sembrava vibrare attorno a loro. Elena lo osservava con un sorriso appena accennato, mentre Luca provava di nuovo il movimento, le mani che seguivano la traiettoria che lei gli aveva mostrato.
Questa volta il meccanismo scivolò senza problemi. «Vedi? Non era così difficile,» disse lei, la voce calda e complice.
Luca si rilassò, lasciando andare la leva e alzando lo sguardo verso di lei. Il suo respiro era ancora leggermente affannato, il petto che si sollevava e si abbassava, e una goccia di sudore gli scivolò dalla tempia lungo la mascella. Lei seguì il percorso con gli occhi per un istante, prima di riportare l’attenzione su di lui.
«Forse,» rispose con un sorriso incerto, «ma sei stata tu a farmelo sembrare semplice.»
Elena inclinò la testa, studiandolo. C’era qualcosa in lui, quella combinazione di forza grezza e vulnerabilità, che rendeva impossibile non volerne vedere di più. Si passò una mano tra i capelli, sistemando i ciuffi biondi che si erano mossi. Il movimento mise in risalto le linee sottili dei suoi bicipiti e il seno che si alzava appena sotto il top aderente.
«Beh, allora vediamo se sei bravo anche in qualcos’altro,» disse, con un tono che conteneva una sfida velata. «L’allenamento non è solo forza. A volte serve rilassarsi per migliorare.»
Luca alzò un sopracciglio, incerto. «Che intendi?»
Lei non rispose subito. Invece si sedette sul tappetino accanto alla macchina, incrociando le gambe con una naturalezza che rese il movimento quasi sensuale. «Te lo mostro. Seguimi.» Fece un cenno con la testa, invitandolo a raggiungerla.
Luca esitò un momento, ma alla fine si lasciò cadere accanto a lei. La distanza tra loro era minima: riusciva a percepire il calore del suo corpo e a vedere ogni dettaglio delle sue gambe distese, toniche e perfette. Il tessuto dei leggings le fasciava i muscoli con una precisione che rendeva impossibile non notare ogni curva.
Elena si sporse in avanti, appoggiando le mani sul tappetino e iniziando a piegarsi lentamente verso le punte dei piedi. La linea della sua schiena si arcuò, rivelando un equilibrio perfetto tra forza e flessibilità. Il top si alzò di qualche centimetro, mostrando la pelle chiara e liscia della sua vita.
«Il segreto è respirare,» disse, senza guardarlo. La sua voce era calma, ma c’era una sfumatura nel tono che tradiva il gioco. «Se non sai rilassarti, non riuscirai mai a raggiungere il massimo. Prova.»
Luca, più concentrato su di lei che sull’esercizio, cercò di imitarla. Ma quando si piegò in avanti, il suo corpo non seguì con la stessa naturalezza. Fece una smorfia e tornò dritto. «Non sono molto flessibile,» ammise, con una risata imbarazzata.
Elena si girò verso di lui, gli occhi che brillavano di una malizia dolce. «Non ti preoccupare. Ti aiuto io.»
Prima che potesse dire qualcosa, lei si spostò dietro di lui. Le sue mani calde si posarono leggere sulle spalle di Luca. «Respira,» mormorò vicino al suo orecchio. Il tono della sua voce era basso, quasi un sussurro, e Luca sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.
Le mani di Elena scivolarono lungo i suoi lati, fermandosi appena sopra i gomiti. «Devi lasciarti andare,» continuò, spingendolo con delicatezza a piegarsi in avanti. La vicinanza di lei era quasi travolgente. Il suo corpo seguiva il movimento di lui, e ogni respiro sembrava sincronizzarsi.
Luca sentiva il petto di lei sfiorargli la schiena, il calore del suo respiro sul collo. Provò a concentrarsi sull’esercizio, ma il profumo dolce e agrumato di lei, unito alla sensazione delle sue mani sulla pelle, lo rendevano impossibile. Quando Elena si spostò leggermente, facendo pressione sui suoi fianchi per aiutarlo a piegarsi di più, il contatto delle sue dita attraverso il tessuto fu quasi troppo da sopportare.
«Va meglio?» chiese, la voce ancora vicina.
«Sì,» mentì Luca, anche se il suo corpo era rigido, ogni fibra di sé in tensione per la consapevolezza di lei.
Elena rise piano, un suono basso e vellutato che sembrava farsi strada direttamente nel petto di lui. «Non sei abituato a rilassarti, vero?» chiese. Le sue mani si fermarono sui fianchi di lui, le dita che tracciavano un movimento circolare appena accennato. «Devo lavorare su di te.»
Prima che potesse rispondere, Elena si spostò di nuovo, questa volta inginocchiandosi davanti a lui. «Prova così,» disse, mostrando un movimento più semplice. Il suo corpo si piegò con una grazia che sembrava innaturale. I capelli biondi scivolarono su una spalla, lasciando scoperto il collo sottile e il profilo delicato del suo viso. Il top aderente metteva in evidenza ogni curva morbida del seno, che si muoveva leggermente con il respiro.
Luca, ipnotizzato, cercò di imitarla di nuovo. Quando sollevò lo sguardo, la trovò a fissarlo, un sorriso che sembrava promettere molto di più di un semplice stretching. «Vedi? Non è così difficile.»
«Non quando me lo mostri tu,» rispose lui, prima di potersi trattenere.
Elena sollevò un sopracciglio, divertita. «Oh, quindi ti stai rilassando?» chiese, inclinando leggermente la testa mentre lo osservava. La luce rifletteva nei suoi occhi verdi, rendendoli quasi liquidi, e il sorriso che giocava sulle sue labbra sembrava una sfida silenziosa.
«Forse,» rispose Luca, il respiro che si faceva più corto.
Elena rise ancora, questa volta più lentamente, un suono che sembrava scivolare lungo la pelle di lui. Si avvicinò, accorciando la distanza tra di loro, fino a che le loro ginocchia si sfiorarono. «Vediamo quanto riesci davvero a rilassarti.»
Elena si sedette sul tappetino, incrociando le gambe con una grazia disarmante. Il suo corpo sembrava muoversi in perfetta armonia con l’ambiente, come se fosse un’estensione naturale di quella luce soffusa e del silenzio che li avvolgeva.
«Prova a seguirmi,» disse con un sorriso appena accennato, piegandosi in avanti fino a raggiungere le punte dei piedi con le mani. Il top aderente si tese contro il seno pieno, e il tessuto dei leggings abbracciava ogni curva del suo corpo come se fosse stato disegnato su di lei. Il suo respiro era lento, controllato, ma nei suoi occhi c’era una scintilla che sembrava volerlo sfidare.
Luca si abbassò accanto a lei, cercando di imitare il movimento, ma i suoi muscoli si tesero subito. «Non credo di essere fatto per questo,» disse con un sorriso imbarazzato, tornando indietro.
Elena rise piano, un suono caldo e vellutato. «Devi rilassarti, è solo questione di pratica,» rispose, girandosi leggermente verso di lui. Si spostò in ginocchio dietro di lui e posò le mani sulle sue spalle larghe. «Respira. Ti guido io.»
Le mani di Elena scesero lungo le braccia di Luca, tracciando un percorso lento ma deciso. «Devi lasciarti andare,» mormorò vicino al suo orecchio, il tono basso e quasi ipnotico. Il suo petto sfiorò leggermente la schiena di lui, un contatto così leggero che sembrava un sussurro, ma sufficiente a far tendere tutti i muscoli di Luca.
Con un gesto fluido, Elena lo spinse dolcemente a piegarsi in avanti. «Così va meglio,» disse, ma il sorriso che gli lanciò era tutto fuorché innocente.
Luca cercò di concentrarsi sul movimento, ma il calore del suo corpo contro di sé, il profumo dolce che sembrava avvolgerlo, rendevano impossibile ignorare l’effetto che lei stava avendo su di lui. Sentì un’ondata di calore crescere nel basso ventre, e prima che potesse controllarsi, il suo corpo tradì ogni pensiero razionale.
Elena se ne accorse subito. Quando lo fece raddrizzare, il suo sguardo si abbassò per un istante, fermandosi su ciò che ormai era evidente attraverso il tessuto sottile dei suoi pantaloni. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso lento e complice.
«Oh,» mormorò, inclinando la testa di lato. La luce negli occhi verdi si fece più maliziosa, e il tono della sua voce cambiò. Più basso, più intimo. «E io che pensavo di farti rilassare…»
Luca cercò di rispondere, ma le parole non arrivarono. Elena si sporse in avanti, le mani che si posarono leggere sulle sue cosce. Il calore delle sue dita attraverso il tessuto era quasi insopportabile.
«Ti distrai facilmente, vero?» continuò, il sorriso che si allargava mentre le sue mani scivolavano appena più su. Le sue dita si fermarono a pochi centimetri dal punto in cui l’evidente eccitazione di Luca premeva contro il tessuto.
«Forse è colpa mia,» aggiunse, con un tono che sembrava mescolare innocenza e provocazione. «Non avrei dovuto avvicinarmi così tanto.»
Luca fece per spostarsi, ma Elena gli posò una mano sul petto, fermandolo. «No, no,» disse, scuotendo lentamente la testa. «Non c’è niente di male.» I suoi occhi si alzarono verso i suoi, e Luca non poté fare a meno di notare quanto fossero luminosi, pieni di desiderio.
«Lasciati andare,» mormorò di nuovo, questa volta con una fermezza che lo fece rimanere immobile.
Elena si abbassò leggermente, avvicinandosi ancora di più. Le sue mani si posarono sui fianchi di lui, e il suo respiro caldo sfiorò la pelle del collo.
«Se ti fa stare meglio,» sussurrò, inclinando la testa di lato, «posso aiutarti a liberarti di questa… tensione.»
Non aspettò una risposta. Con un movimento fluido, le sue mani scesero verso l’orlo dei pantaloni di Luca, i suoi occhi verdi che lo fissavano con una sicurezza disarmante.
Luca tratteneva il fiato, incapace di muoversi, mentre le mani di Elena scivolavano lente lungo i suoi fianchi. Abbassò i suoi pantaloni appena abbastanza da liberare l’erezione che premeva contro il tessuto.
«Ecco cosa stavi cercando di nascondere,» mormorò Elena, i suoi occhi verdi che scivolarono verso il basso. Il sorriso sulle sue labbra si allargò mentre osservava il suo cazzo ergersi pienamente davanti a lei, pulsante e duro. «Niente male.»
Le sue dita delicate lo avvolsero, accarezzando la lunghezza con una lentezza esasperante. «Hai aspettato abbastanza, no?» sussurrò, mordendosi leggermente il labbro inferiore mentre lo accarezzava dalla base alla punta. Ogni movimento delle sue mani era accompagnato da un sorriso malizioso, mentre il suo pollice tracciava cerchi sul glande, ormai lucido e gonfio.
Luca ansimò, il suo corpo completamente in balia di lei. Elena si chinò, il suo viso a pochi centimetri da lui, e senza smettere di accarezzarlo con una mano, fece scorrere la lingua lungo tutta la sua lunghezza, dalla base fino alla punta. La saliva lasciò una scia calda e scivolosa, e lui trattenne un gemito quando sentì il calore umido della sua bocca accoglierlo.
«Così,» mormorò Elena, sollevando per un istante lo sguardo verso di lui. Il suo respiro caldo avvolgeva la pelle sensibile, mentre la sua bocca tornava a scendere su di lui con più decisione.
La sensazione del cazzo di Luca, duro e teso, che scivolava tra le sue labbra era travolgente. Elena si muoveva con maestria, alternando lenti movimenti profondi a succhiate brevi e decise, la saliva che si mescolava al calore della sua bocca per renderlo scivoloso e ancora più sensibile. Il rumore dei suoi respiri si univa ai piccoli gemiti soffocati che lei lasciava sfuggire mentre continuava.
«Meriti di essere trattato bene,» disse Elena con un sorriso, fermandosi per un istante per accarezzarlo con la mano. Il cazzo di Luca brillava sotto la luce soffusa, lucido per la saliva, mentre lei si chinava di nuovo su di lui.
Questa volta prese più di quanto aveva fatto prima. La sua gola si aprì per accoglierlo più a fondo, e Luca si aggrappò ai bordi del tappetino, sentendo il calore avvolgente della sua bocca che sembrava stringerlo in modo perfetto. I suoi capelli biondi si muovevano in onde morbide mentre il ritmo delle sue labbra si faceva più intenso, e ogni volta che saliva verso la punta, la sua lingua roteava, aggiungendo una scintilla di piacere che lo faceva gemere.
«Elena, io…» riuscì a mormorare Luca, ma lei non gli diede tregua.
Le sue mani si mossero verso la base, stringendolo delicatamente mentre la sua bocca si concentrava sulla punta, succhiando con un’intensità che lo fece tremare. La saliva scorreva lungo la sua lunghezza, gocciolando leggermente sulla sua pelle, e la vista di lei, così concentrata su di lui, lo stava portando al limite.
Elena lo sentì. Lo sapeva. Si fermò un attimo, lasciando che la sua lingua disegnasse cerchi lenti attorno al glande pulsante. «Stai per venire, vero?» chiese, la sua voce bassa e roca, mentre lo accarezzava lentamente con una mano.
Luca annuì, incapace di parlare. Il calore dentro di lui era troppo, il suo corpo inarcato sotto di lei, completamente in balia del piacere che lei gli stava dando.
«Non trattenerti,» mormorò Elena. «Voglio sentirti.»
Tornò su di lui con una fame che Luca non aveva mai visto prima. La sua bocca si mosse con un ritmo incessante, la saliva che lo copriva rendendo ogni movimento scivoloso e bagnato. Le sue mani lavoravano in sincronia, stringendo e accarezzando, mentre la sua gola si apriva ancora per accoglierlo più a fondo.
Quando Luca si lasciò andare, fu con un gemito profondo e gutturale. Il suo corpo tremò mentre veniva, i muscoli che si contrassero mentre il piacere lo travolgeva completamente. Elena non si fermò nemmeno per un istante. Accolse ogni fiotto di sborra con una naturalezza disarmante, la sua bocca continuava a lavorare mentre lo guardava con quegli occhi verdi scintillanti di desiderio.
Quando finalmente si sollevò, il suo viso era leggermente arrossato, le labbra lucide di saliva. Un filo bianco sfuggì dalla sua bocca, e lei lo raccolse con la punta della lingua, sorridendo con soddisfazione.
«Così dovevi rilassarti,» disse con un tono divertito, accarezzandolo ancora una volta prima di risistemarsi i capelli. Il cazzo di Luca era ancora duro, pulsante, e lei lo osservò con un’aria compiaciuta.
«Sei stato bravo,» continuò, chinandosi per dargli un bacio leggero sul petto.