Era un pomeriggio come tanti altri, uno di quelli in cui Julian si trovava costretto a cercare un luogo tranquillo per studiare. L’università non gli dava pace, e le sue giornate erano un continuo alternarsi di lezioni, appunti e una stanchezza che sembrava non lasciarlo mai. Lina, con cui condivideva il corso di biologia, aveva insistito perché studiassero insieme a casa sua. Era sempre stata una ragazza timida, riservata, quasi impacciata, ma la sua dedizione agli studi era innegabile. Julian, curioso e forse un po’ annoiato dalla solitudine, aveva accettato.
Quella timidezza di Lina, però, si rivelò essere un contrasto totale con l’energia che emanava la sua coinquilina, Nina. Una ragazza dal fisico prorompente e un modo di fare che sembrava fatto apposta per attirare sguardi e desideri. Quando Julian varcò la porta dell’appartamento, Nina era lì, con un paio di shorts minuscoli e una canottiera trasparente che lasciava poco all’immaginazione.
“Piacere, Julian,” disse lui.
Nina sorrise, il suo sguardo scivolò su di lui come una lama affilata. “Piacere mio. Buono studio, ragazzi.” La sua voce aveva una tonalità bassa, calda, quasi un sussurro che sembrava voler dire molto di più.
Nina aveva capelli biondi e lisci che le cadevano lunghi fino a metà schiena, spesso lasciati liberi di ondeggiare a ogni suo passo. Aveva un corpo prorompente, con curve che sembravano disegnate per attirare sguardi, seno pieno e fianchi morbidi che si muovevano con una consapevolezza quasi calcolata. La pelle era luminosa, dorata, come se avesse appena passato una settimana al mare, e le sue labbra carnose, sempre leggermente dischiuse, sembravano pronte a pronunciare qualcosa di malizioso. I suoi occhi erano scuri, intensi, e sembravano guardare dentro le persone, leggendo pensieri che loro stessi non osavano ammettere.
Julian si sedette al tavolo del salotto, dove Lina aveva già disposto i libri e gli appunti.
Lina era il completo opposto di Nina, la sua coinquilina. Minuta e delicata, con lunghi capelli castani che cadevano in morbide onde sulle spalle. Il suo viso, incorniciato da occhiali con una montatura sottile, era quello di una ragazza che passava più tempo sui libri che a curarsi del proprio aspetto. Ma proprio in quella semplicità risiedeva la sua bellezza: labbra morbide e naturali, guance spesso arrossate da un imbarazzo che sembrava perenne, e occhi grandi, curiosi, nascosti dietro le lenti. Indossava una maglietta un po’ troppo larga, che copriva gran parte del suo corpo, e dei jeans sbiaditi, ma c’era qualcosa nei suoi movimenti, nella delicatezza con cui giocava con una ciocca di capelli o si sistemava gli occhiali, che rivelava un desiderio nascosto di sentirsi desiderata. Anche se non se ne rendeva conto, c’era una sensualità timida e latente che aspettava solo di emergere.
La stanza era luminosa, arredata in modo semplice, quasi minimalista, ma il profumo leggero e dolce di vaniglia che aleggiava nell’aria rendeva l’ambiente accogliente. Lina sembrava nervosa: tamburellava le dita sul tavolo e cercava di evitare di guardare Julian troppo a lungo, forse perché ogni volta che lo faceva si perdeva nei suoi occhi verdi. Lui, d’altra parte, trovava un certo fascino nella sua timidezza, una delicatezza che contrastava con il modo in cui Nina si muoveva per casa, come una regina sicura del proprio dominio.
Nina li osservava da un angolo della stanza, con quel sorriso enigmatico che Julian cominciava a trovare sempre più difficile ignorare. “Non fatevi distrarre troppo dai libri,” disse, ironica, mentre passava accanto al tavolo per prendere una bottiglia d’acqua dal frigorifero. Quando si chinò per afferrarla, Julian non poté fare a meno di notare come i suoi shorts si sollevassero appena, rivelando ancora di più di quelle gambe perfette. Tornando verso la sua stanza, gli lanciò uno sguardo sopra la spalla, un’occhiata veloce ma intenzionale.
Lina arrossì. “Scusa, Nina è fatta così,” mormorò, senza alzare lo sguardo.
“Non c’è problema,” rispose Julian, sorridendo appena, anche se dentro di sé sentiva il battito del cuore aumentare. C’era qualcosa in quell’atmosfera che lo rendeva nervoso e, al tempo stesso, terribilmente attratto.
Ventiduenne, Julian aveva capelli castano scuro leggermente spettinati, con una barba curata che aggiungeva una nota di maturità al suo viso dai tratti marcati. I suoi occhi verdi brillavano di intelligenza, ma spesso rivelavano anche una leggera irrequietezza, come se fosse sempre alla ricerca di qualcosa che ancora non conosceva. Alto e slanciato, con spalle ampie che tradivano qualche pomeriggio in palestra, portava jeans aderenti e una t-shirt semplice, che non nascondeva del tutto il suo torace scolpito. Non era uno che si dava troppe arie, ma il suo fascino era naturale, senza sforzo, il che lo rendeva ancora più irresistibile a chi sapeva cogliere i dettagli.
Dopo un’ora di studio, Lina stava spiegando un passaggio complesso di biologia molecolare, mentre Julian cercava di mantenere la concentrazione. Proprio in quel momento, Nina riapparve nella stanza, reggendo un asciugamano bianco. I suoi capelli erano raccolti in un morbido chignon e le guance leggermente arrossate dal calore della doccia. Indossava solo un accappatoio corto, annodato con noncuranza intorno alla vita, che lasciava intravedere la pelle lucida delle gambe e un décolleté mozzafiato.
“Sto per farmi una doccia,” annunciò, come se fosse un’informazione fondamentale per chiunque fosse presente. Julian alzò appena lo sguardo, cercando di rimanere impassibile, ma il suo sguardo scivolò inevitabilmente lungo il bordo del tessuto, che ondeggiava provocante a ogni passo.
“Nina!” protestò Lina, visibilmente in imbarazzo.
Nina scrollò le spalle con un sorriso disinvolto. “Tranquilla, non disturbo. Continuate pure.” Poi si voltò, con calma esasperante, e si diresse verso il bagno lasciando la porta socchiusa. Il suono dell’acqua che iniziava a scorrere fu un altro colpo alla concentrazione di Julian, che non poté evitare di lanciare un’occhiata alla fessura. Per un attimo brevissimo — ma sufficiente — intravide la silhouette di Nina, nuda, avvolta nel vapore.
Lina si schiarì la voce, cercando di riportarlo al testo. Ma l’atmosfera nella stanza era cambiata: più densa, carica di elettricità. Julian sentiva crescere dentro di sé una tensione difficile da ignorare.
Quando Nina tornò dal bagno, la situazione cambiò radicalmente. Aveva indosso solo un paio di slip neri e una t-shirt larga e trasparente che le cadeva morbida sui fianchi, lasciando intravedere tutto. Si avvicinò con passo leggero al tavolo, appoggiandosi con disinvoltura: “Stavo pensando di preparare qualcosa da mangiare. Julian, ti va di fermarti a cena?”
“Eh… certo, volentieri. Se non disturbo.”
“Tu non disturbi mai,” rispose Nina, e mentre lo diceva, si mise dietro di lui, le dita che sfioravano appena le sue spalle. Il tocco fu breve, ma bastò a far rizzare la pelle a Julian.
Lina sembrava pietrificata. Il suo viso era rosso, ma i suoi occhi erano fissi su Julian. Non parlava, non protestava.
Nina si spostò verso il divano, si sedette con le gambe piegate sotto di sé, e continuò a guardarli. “Sai, Lina,” disse, con quel tono a metà tra il gioco e la sfida, “il tuo amico è davvero carino.”
Poi Nina si alzò, lentamente, con un’eleganza innata, e si avvicinò a Julian. Si fermò alle sue spalle, le mani che si posarono sulle sue spalle come piume.
“Lina, ti rendi conto di quanto sia sexy?” chiese, le dita che cominciavano a muoversi a piccoli cerchi sulla t-shirt di Julian.
Lui trattenne il fiato, il corpo che si tendeva sotto quel tocco. Lina, immobile, guardava la scena con occhi spalancati, il respiro corto.
“Nina, che stai facendo?” chiese con voce bassa, ma non si spostò. Anzi, il suo sguardo tradiva qualcosa di nuovo: un desiderio confuso, che combatteva con l’imbarazzo.
“Sto solo cercando di… alleggerire l’atmosfera,” mormorò Nina. “Julian, non hai caldo con questa maglietta addosso?”
Non attese risposta. Le sue mani scivolarono lentamente verso l’orlo della maglietta e la sollevarono con calma, fino a toglierla del tutto. Julian la lasciò fare, rimanendo seduto, a torso nudo, la pelle calda che brillava appena nella luce morbida della stanza.
“Vedi, Lina? È un bel ragazzo, vero?” Nina si voltò verso la coinquilina e aggiunse con un sussurro: “Non ti piacerebbe toccarlo?”
Lina si irrigidì, il viso in fiamme. “Io… non lo so…” mormorò, ma i suoi occhi erano incollati al petto di Julian.
“Ti aiuto io,” disse Nina. Prese la mano della ragazza con delicatezza e la guidò verso Julian. Le dita di Lina tremavano, ma non si ritirarono quando toccarono la sua pelle. Scivolarono lentamente sul petto, percependo ogni linea muscolosa, il calore, la tensione sotto le dita.
Julian trattenne un sospiro, guardando Lina con occhi colmi di desiderio. Nina si inginocchiò accanto a lui, le mani che scivolavano lungo i suoi fianchi.
“È giusto che anche Lina si senta libera,” disse. E prese le mani di Julian, guidandole verso il bordo della maglietta di Lina. “Puoi togliergliela. Se lei vuole.”
Lina annuì. Timidamente, sollevò le braccia. Julian afferrò il tessuto con lentezza, e la liberò della maglietta. Sotto, un reggiseno bianco semplice le avvolgeva il petto. Le sue guance erano roventi, ma non si coprì.
Nina applaudì piano. “Molto meglio.”
Poi si inginocchiò davanti a Julian, i suoi occhi neri fissi sul rigonfiamento evidente sotto i pantaloni. «Se vuoi stare davvero a tuo agio qui,» sussurrò, «dovresti toglierti anche questi.»
Le dita, lente e sicure, scivolarono lungo la sua vita. Julian deglutì, lanciando uno sguardo a Lina. Lei lo guardava in silenzio, ma nei suoi occhi c’era più fuoco di quanto lui avesse mai visto.
Nina sorrise. «Perfetto.» Slacciò il bottone, tirò giù la zip, e fece scivolare i jeans lentamente. Rimase solo il tessuto teso dei boxer a separare Julian dalla loro attenzione. Ma anche quello durò poco. Nina li abbassò con grazia misurata, ed eccolo lì: il cazzo duro, teso, palpitante. Lina trattenne il fiato, con gli occhi spalancati e le labbra dischiuse. Non aveva mai visto nulla di così eccitante.
«Guarda quant’è bello,» disse Nina, senza vergogna. «E tutto questo è per noi.»
Poi si tolse la maglietta e i suoi seni nudi apparvero nella luce calda della stanza, pieni e perfetti, con i capezzoli già tesi, pronti. Si mise in piedi davanti a Julian, e con un sorriso audace, gli sfilò i boxer del tutto. Lui era completamente nudo ora, il cazzo eretto, pulsava al centro della stanza.
Nina prese la mano di Lina. «Vieni qui.» La portò fino a lui, le dita della ragazza tremavano. Nina gliele guidò fino alla base del cazzo. Lina lo toccò, incerta. Era caldo, duro, vivo. Le sue dita si chiusero timide attorno a lui.
Julian gemette piano, il piacere immediato, travolgente. «Sei bellissima,» mormorò. «Non smettere.»
Nina era dietro Lina ora, le mani sulle sue spalle nude. Con un gesto rapido, le slacciò il reggiseno. Il petto piccolo e perfetto di Lina fu finalmente libero, i capezzoli che si alzavano al ritmo del suo respiro veloce.
«Guarda come lo fai impazzire, Lina. Toccalo come vuoi. Scoprilo.»
Lina gli teneva il cazzo in mano, incerta ma eccitata. Lo accarezzava con dita leggere, tremanti, seguendo con gli occhi ogni movimento. Era grosso, duro, caldo. Il glande lucido le pulsava tra le dita, e lei sembrava ipnotizzata.
Nina si spostò sul divano con le tette libere gli slip neri ancora addosso, si stava toccando con due dita. Aprì le gambe, la figa era già bagnata e brillava nella luce morbida della stanza. Le dita scorrevano lente tra le labbra, senza vergogna, mentre guardava Lina avvicinarsi al cazzo.
«Apri quella bocca, piccola,» sussurrò Nina. «Voglio vederti succhiarlo, voglio sentirlo sbatterti contro la gola.»
Lina abbassò la testa. Passò la lingua sulla punta, timida. Julian gemette, piano. Lei prese coraggio, aprì di più la bocca e lo ingoiò un po’ alla volta. Il cazzo le riempì la bocca calda e umida. La saliva cominciò a colare, gocce lente e dense, scendevano lungo l’asta e le sue dita.
Il suono bagnato di quel pompino iniziò a riempire la stanza.
«Così. Sì…» ansimò Julian, con la testa all’indietro.
Lina succhiava piano, poi sempre più a fondo, sbavando ovunque. Le colava sul mento, sul petto, lungo le mani. La sua bocca sembrava sempre più affamata affamata. Nina gemeva piano mentre si masturbava, le dita affondavano nella figa con forza, sempre più veloci e si stava bagnando sempre di più.
«Dio quanto sei porca, Lina,» mormorò Nina, toccandosi il clitoride senza smettere di fissarla. «Stai facendo colare la tua saliva ovunque. Lui ti sta fottendo la bocca e tu lo adori, vero?»
Lina non rispose. Aveva la bocca piena. Il cazzo le entrava e usciva con un ritmo sempre più deciso. La saliva gocciolava sul pavimento. Julian tremava. «Se continui così… vengo.»
A quel punto Nina si inginocchiò accanto a lei, con una mano sempre negli slip. Guardava Lina e s’infilava due dita dentro, veloci, mentre con l’altra mano si stringeva un capezzolo duro.
«Fallo venire in bocca. Voglio vederti sporca, piena. Succhialo fino all’ultima goccia.»
Lina lo prese più a fondo, sbavando ancora di più. La bocca si muoveva veloce. Julian esplose.
Con un gemito venne in faccia a Lina. La prima sfiammata le schizzò la lingua, poi le labbra, il mento, e infine gli occhiali. La sborra calda le rigava il viso, colava sui seni, sulla gola.
Lina ansimava, il viso coperto sborra e saliva, le labbra aperte. Nina le leccò piano una goccia dalla guancia. Poi si portò un dito alle labbra, ci passò sopra la sborra e la succhiò lentamente.
«Brava. Così si fa. E ora… ci divertiamo tutte e due.»
TO BE CONTINUED…