Bloccate sul treno a Bologna

Il treno si era fermato con un sobbalzo improvviso, lasciando i passeggeri in un silenzio carico di frustrazione. Nel vagone semivuoto, Caterina ed Elena sedevano una accanto all’altra, cercando di far passare il tempo.

Caterina, con i suoi lunghi capelli castani ricci raccolti in una coda morbida, si stiracchiò, lanciando un’occhiata al finestrino che rifletteva il suo viso stanco. Indossava una tuta sportiva grigio scuro, aderente, che metteva in risalto la sua figura atletica e slanciata. I suoi occhi verdi si soffermarono per un attimo sul buio esterno, prima di tornare a posarsi sul telefono tra le mani.

Accanto a lei, Elena sembrava tutt’altro che rassegnata. Mora, con i capelli neri raccolti in una coda alta e un viso dai tratti decisi e affascinanti, indossava un top nero corto che lasciava intravedere un filo di pelle sul ventre piatto e leggings neri che abbracciavano i suoi fianchi generosi. I suoi seni prosperosi si muovevano leggermente a ogni movimento.

«Non possiamo restare qui tutta la notte» disse Elena, spezzando il silenzio. «Non sto scherzando, Cate. Mi viene l’ansia solo a pensarci.»

Caterina abbassò lo sguardo dal finestrino. «E cosa vuoi fare? Non siamo certo noi a riparare il treno.»

Elena sbuffò. «Non lo so. Non hai qualche idea geniale?»

Caterina ci pensò per un attimo, poi fece una smorfia. «Be’, c’è Fabio. Te ne ho parlato qualche volta. Stavamo insieme in casa quando studiavo a Bologna.»

Elena si voltò verso di lei con un sorriso complice. «Fabio? Ex coinquilino, eh? Com’era? »

Caterina arrossì leggermente. «È un bravo ragazzo. Ma non lo sento da un pezzo.»

Elena allungò una mano verso il telefono di Caterina. «Allora mandagli un messaggio. Peggio che vada ci dice di no.»

Dopo un momento di esitazione, Caterina si decise e scrisse a Fabio. Non passò molto prima che arrivasse la risposta. «Dice che possiamo andare» annunciò, alzando gli occhi dallo schermo.

Elena fece un cenno soddisfatto. «Vedi?»

Quando arrivarono all’appartamento di Fabio, la porta si aprì rivelando un ragazzo con capelli ricci e scompigliati, un sorriso caloroso e un fisico asciutto ma ben definito sotto una semplice maglietta bianca e jeans. «Caterina!» esclamò, lasciando intravedere una sincera felicità nel rivederla. Poi si voltò verso Elena. «E tu devi essere l’amica famosa.»

«Elena» disse lei, stringendogli la mano con un sorriso affascinante, i suoi occhi scuri che lo scrutavano attentamente. «Grazie per averci salvate. Ci saremmo accampate alla stazione altrimenti.»

Fabio rise. «Figurati. Entrate!»

L’appartamento era semplice ma accogliente, con un piccolo divano, un tavolo da pranzo e una cucina che si apriva sul soggiorno. Mentre Caterina si rilassava sul divano, Fabio andò in cucina a prendere qualcosa da bere. Elena, invece, si guardava intorno, osservando ogni dettaglio con un’aria curiosa e un sorriso malizioso.

«Credo che vada a farmi una doccia» disse Caterina, allungandosi mentre si alzava. «Sono a pezzi.»

Fabio annuì. «Il bagno è in fondo al corridoio. Gli asciugamani sono nell’armadietto.»

«Grazie» rispose Caterina, allontanandosi.

Appena si chiuse la porta del bagno, Elena si lasciò cadere sul divano. Si girò verso di lui, posando un gomito sullo schienale e sostenendo il mento con la mano. «Allora, Fabio… com’è stato vivere con Caterina?»

Fabio rise. «Era brava. Un po’ disordinata, forse troppo per me. Ma andavamo d’accordo.»

Elena lo scrutò con un sorriso divertito. «E mai una scintilla? Sai, vicini di casa… bagni condivisi… quelle cose lì?»

Fabio si schiarì la gola, un po’ imbarazzato. «No, niente di tutto questo.»

«Peccato» rispose lei, abbassando lo sguardo per un momento sul suo corpo. «Forse avresti dovuto cogliere l’occasione.» Il suo tono era leggero, ma Fabio percepì il sottotono provocatorio. Prima che potesse rispondere, Elena si avvicinò appena, lasciando che le sue gambe si sfiorassero. «E ora? Ce l’hai qualcuna?»

Fabio si limitò a scuotere la testa, un sorriso incerto sulle labbra. «No, nessuna in particolare.»

«Interessante» disse Elena, abbassando la voce. «E Caterina lo sa?»

Fabio non rispose e si spostò verso la cucina.

Il rumore dell’acqua della doccia riempiva l’appartamento, creando un sottofondo continuo che sembrava isolare Fabio ed Elena nel soggiorno. Fabio aveva appena finito di versare due bicchieri di vino e porse il primo a Elena, che lo accettò con un sorriso.

«Grazie» disse lei, portando il bicchiere alle labbra. Lo sguardo di Elena, scuro e intenso, era fisso su Fabio. I suoi capelli neri raccolti in una coda alta le davano un’aria ordinata, quasi innocente, ma i suoi movimenti erano tutt’altro che casuali.

Fabio si sedette accanto a lei sul divano, cercando di mantenere un atteggiamento rilassato. «Spero che questo vino sia abbastanza buono per te. Non sono un esperto, ma…»

Elena rise piano. «Per ora direi che va benissimo.» Alzò il bicchiere per brindare, ma con un gesto goffo, lo inclinò troppo. Un rivolo di vino le colò sul petto, macchiando il top nero, e un altro goccio finì sui pantaloni di Fabio.

«Oh no!» esclamò lei, guardando la macchia che si allargava sul suo top e poi sui pantaloni di lui. «Accidenti, scusa!»

Fabio si guardò la gamba, dove il vino aveva creato una chiazza evidente. «Non preoccuparti, non è un problema…»

Ma Elena lo interruppe, ridendo. «Non è un problema? Guarda qua!» Con un movimento deciso, afferrò l’orlo del suo top bagnato. «Questo è completamente rovinato.» Senza alcuna esitazione, se lo sfilò, rimanendo in reggiseno davanti a lui.

Fabio cercò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì. Il reggiseno di Elena, nero e di pizzo, abbracciava il suo seno prosperoso. Le coppe sembravano fatte su misura per contenere appena le sue curve, lasciando intravedere la pelle morbida e liscia. Il suo respiro era calmo, ma il movimento ritmico faceva sollevare e abbassare le sue tettone in modo ipnotico.

«Molto meglio» disse lei, con un sorriso provocante. Poi indicò i pantaloni di Fabio. «Ma anche i tuoi sono messi male.»

«Davvero, non è un problema…» provò a dire lui, ma Elena si avvicinò, accorciando la distanza tra loro.

«Non posso lasciarti così» insistette, il tono della voce più basso. Con una lentezza studiata, si chinò verso di lui, afferrando l’orlo dei suoi jeans. «Lascia fare a me.»

Fabio rimase immobile, incerto su cosa fare o dire, mentre Elena iniziava a sbottonargli i pantaloni. Quando finalmente li fece scivolare giù, lasciandolo in boxer, la sua espressione cambiò leggermente. I suoi occhi si abbassarono, soffermandosi sulla chiara evidenza del suo cazzo duro sotto le mutande bianche.

«Be’, guarda un po’…» disse Elena, alzando lo sguardo verso di lui con un sorriso che era un misto di malizia e finta sorpresa. «Non mi aspettavo di vedere questo.»

Fabio arrossì, cercando di coprirsi. «Non è… cioè, scusa, è stato un riflesso…»

Elena rise piano, avvicinandosi di nuovo. «Un riflesso, eh? Certo. Dev’essere stato il vino.» Si fermò a pochi centimetri da lui, il suo seno ancora più vicino al suo viso. «O forse…»

Fabio non sapeva come rispondere. La vicinanza di Elena lo metteva in difficoltà, ma il suo corpo sembrava avere altre priorità rispetto alla razionalità. La sua pelle bruciava sotto lo sguardo penetrante di lei, e il sorriso malizioso che Elena sfoggiava non faceva che aumentare la tensione.

«Sai, Fabio…» iniziò lei, inclinando la testa di lato mentre le sue dita si muovevano lentamente lungo il bordo dei suoi boxer. «Sembra che ti piaccia davvero questa situazione. Non devi essere così timido.» La sua voce era bassa, quasi un sussurro, ma il modo in cui pronunciava ogni parola…

Proprio in quel momento, il rumore della doccia cessò, e un istante dopo, Caterina comparve nel corridoio. Avvolta in un morbido accappatoio bianco che le lasciava scoperte le gambe lunghe e slanciate, aveva i capelli ancora umidi che le ricadevano sulle spalle. Stava sistemando il nodo dell’accappatoio quando alzò lo sguardo e si fermò di colpo, sorpresa dalla scena che si trovò davanti.

I suoi occhi verdi si spalancarono. Fabio, in boxer, seduto sul divano con Elena accovacciata davanti a lui, ancora in reggiseno e leggings, con il suo corpo provocante così vicino al suo. Per un momento nessuno disse nulla. Solo il rumore lieve dei passi di Caterina ruppe il silenzio.

«Che… sta succedendo?» chiese Caterina, la voce incerta e visibilmente confusa. Il suo sguardo passava da Fabio a Elena, cercando di capire cosa stesse accadendo.

Elena si voltò lentamente verso di lei, senza mostrare alcun imbarazzo. Anzi, il suo sorriso si allargò. «Oh, Caterina, sei tornata giusto in tempo» disse, alzandosi con una calma quasi irritante. «Abbiamo avuto un piccolo… incidente con il vino, vero Fabio?»

Fabio sembrava incapace di rispondere. Si alzò dal divano, cercando di sistemarsi i boxer come meglio poteva. «Sì, cioè… è successo… per caso.»

Caterina lo guardò, alzando un sopracciglio. «Per caso?» ripeté, incredula.

Elena ridacchiò e si avvicinò a Caterina, fermandosi a pochi passi da lei. «Tranquilla, Cate. Stavo solo aiutando Fabio a pulirsi.» Poi abbassò lo sguardo, come a sottolineare la sua provocazione, e aggiunse: «Ma forse ha bisogno di un po’ di aiuto extra. Che ne pensi?»

Caterina la fissò, incerta se fosse seria o semplicemente stesse scherzando. Ma qualcosa nell’atmosfera della stanza le faceva capire che non c’era nulla di innocente in quella situazione. Si morse leggermente il labbro, indecisa sul da farsi.

«Non so cosa dire» rispose Caterina, finalmente, ma la sua voce tradiva un certo imbarazzo.

Elena le posò una mano leggera sul braccio. «Dai, Cate… non fare la timida. Siamo solo noi tre. Nessuno lo saprà mai.»

Fabio la guardò, gli occhi pieni di confusione e desiderio, mentre Caterina sembrava riflettere.

Caterina si fermò, il viso ancora arrossato dall’imbarazzo, ma con un sorrisetto che iniziava a increspare le sue labbra. «Punizione, dici?» chiese, lanciando uno sguardo curioso verso Elena.

Elena annuì con un’espressione complice, i suoi occhi brillanti di malizia. «Direi che se lo merita. Non credi anche tu?»

Fabio alzò le mani, cercando di sorridere per stemperare la tensione. «Aspettate, non so di cosa stiate parlando…»

Fabio era seduto sul divano, ancora incredulo per quello che stava succedendo. Caterina ed Elena erano davanti a lui, vicine, con sguardi che lo mettevano allo stesso tempo in agitazione e in uno stato di aspettativa crescente.

Caterina si avvicinò per prima, sciogliendo il nodo del suo accappatoio con movimenti lenti. Il tessuto si aprì, rivelando la sua pelle luminosa e liscia. Era completamente nuda sotto, i seni pieni e sodi che si sollevarono leggermente mentre si chinava verso Fabio. Gli occhi verdi di Caterina scintillavano di una luce che lui non le aveva mai visto prima.

«Sai, Fabio» disse lei con un tono basso, quasi un sussurro, «pensavo fossi più bravo a tenere la situazione sotto controllo.» Prese la cintura del suo accappatoio e con un gesto gliela passò intorno ai polsi, legandoli dietro la testa, alla spalliera del divano. I nodi erano serrati ma non dolorosi, e Fabio, nonostante il desiderio di replicare, si trovò incapace di resistere.

Elena, che fino a quel momento aveva osservato in silenzio, sorrise. «Direi che così va molto meglio.» Poi, con un gesto calcolato, sganciò il reggiseno, lasciandolo scivolare lentamente lungo le braccia. I suoi seni si liberarono, pieni e rotondi, con i capezzoli invitanti.

«Ti piace quello che vedi?» chiese Elena, osservando Fabio con uno sguardo sicuro e provocante. Non aspettò una risposta, perché sapeva già la verità.

Fece scivolare le mani lungo i fianchi, infilando i pollici nell’elastico dei leggings. Si abbassò leggermente, sfilandoli con movimenti sinuosi, scoprendo le sue gambe slanciate e un paio di mutandine nere di pizzo trasparente che lasciavano intravedere tutto.

Fabio non poteva fare a meno di fissarla, il corpo si irrigidiva per l’eccitazione. Elena sorrise, notando la sua reazione, e fece scivolare anche le mutandine, lasciandole cadere sul pavimento. Poi le raccolse, e con un sorriso malizioso si avvicinò a Fabio.

«Sai, penso che potresti parlare troppo» disse, avvicinandosi al suo viso. Prima che lui potesse dire qualcosa, gli infilò delicatamente le mutandine in bocca. «Così, andrà meglio.»

Fabio rimase immobile, incapace di dire una parola, mentre Caterina ed Elena si scambiavano uno sguardo complice.

Elena si piegò leggermente in avanti «Sai, non possiamo lasciare che resti così vestito. È un peccato, non trovi?» disse, rivolgendosi a Caterina con un sorrisetto malizioso.

Caterina annuì, muovendosi al suo fianco. I suoi riccioli umidi scivolavano sulle spalle, e l’accappatoio che si era aperto metteva in evidenza le sue curve eleganti e il seno. Si abbassò alle sue spalle, sfiorandogli il collo con un bacio leggero. «Sì, è decisamente un peccato» sussurrò, mentre le sue mani scivolavano lungo il petto di Fabio, esplorandolo con una lentezza quasi esasperante.

Elena si inginocchiò davanti a lui e infilò le dita nell’elastico dei suoi boxer. «Stai fermo» disse, la voce bassa ma autoritaria, mentre tirava lentamente giù il tessuto.

Fabio trattenne il respiro, sentendo l’aria fredda che gli accarezzava la pelle quando i boxer scivolarono lungo le sue gambe. Elena non poté trattenere un sorriso soddisfatto.

«Be’, guarda qui» disse lei, inclinando leggermente la testa. I suoi occhi si posarono su di lui senza filtri, mentre le sue mani gli sfioravano le gambe, accarezzandolo appena. «Direi che non ci stai pensando troppo, vero?»

Fabio cercò di rispondere, ma le mutandine di Elena, ancora infilate nella sua bocca, lo rendevano incapace di parlare. Caterina, che nel frattempo si era spostata accanto a lui, si chinò per sussurrargli all’orecchio: «Elena ha ragione. Ti stai divertendo, non è vero?» Le sue dita tracciavano linee leggere sul petto e sull’addome di Fabio, mentre Elena, ancora inginocchiata, si avvicinava sempre di più.

Elena lasciò che i suoi seni sfiorassero l’interno delle cosce di Fabio, facendolo fremere per l’intensità della sensazione. Poi si sporse ancora di più, avvicinandosi a lui con movimenti lenti, come se volesse prolungare ogni secondo. «Adesso iniziamo davvero» disse.

«Guarda qui, sei duro come il ghiaccio» disse Elena. Si avvicinò ancora di più con il suo seno morbido. Poi inclinò leggermente la testa, lasciando che la sua lingua scivolasse fuori dalle labbra. Sputò direttamente sulla punta del cazzo di Fabio, la saliva iniziò a scendere.

«Così va meglio» sussurrò, usando la sua mano per spargerla. Iniziò a fargli una sega, aumentando la pressione mentre stringeva il cazzo con entrambe le mani.

Senza dire altro, avvicinò i suoi seni pieni e morbidi al suo cazzo. Li strinse intorno, lasciandolo intrappolato tra le sue curve generose. «Vediamo quanto riesci a resistere a questo» disse, iniziando a muoversi lentamente, facendo scivolare il cazzo tra i suoi seni. La pelle morbida e liscia combinata con la saliva creava una sensazione che fece gemere Fabio, il suo corpo era completamente abbandonato al piacere.

Elena rideva piano, muovendosi sempre più velocemente. Ogni tanto si chinava, lasciando che la sua lingua scivolasse sulla punta del cazzo di Fabio, «Ti piace sentirlo così, vero?».

Caterina, che aveva osservato in disparte, si avvicinò lentamente. Si inginocchiò accanto a Elena, il suo corpo nudo brillava. «Penso che adesso sia il mio turno» disse, con un sorriso malizioso mentre posava una mano sul petto di Fabio, spingendolo leggermente indietro.

«Vai pure, ma voglio divertirmi anch’io» rispose Elena, spostandosi leggermente per fare spazio a Caterina. Poi, con un sorriso, prese delicatamente la testa di Caterina e la guidò verso il cazzo di Fabio.

Caterina si chinò, le sue labbra si schiusero per accoglierlo in bocca. Iniziò lentamente, facendo scivolare la punta del cazzo dentro. La saliva iniziò a colare dalle labbra creando una scia lucida che accentuava ogni movimento.

«Brava, Caterina. Ma ora voglio vederlo tutto dentro.», disse Elena. Le sue mani si posarono sulla testa di Caterina, spingendola verso Fabio. Caterina gemette leggermente, ma obbedì, lasciando che il cazzo affondasse sempre di più nella sua gola.

«Ecco, così» disse Elena mentre vedeva Fabio perdere il controllo.

Quando Caterina si tirò indietro per riprendere fiato, Elena si chinò per prendere il suo posto. Si piegò sul cazzo di Fabio, passando prima la lingua dalla base fino alla punta, e poi inghiottendolo con un movimento rapido e deciso. Le sue labbra si stringevano intorno a lui, mentre con una mano lo afferrava alla base per controllare il ritmo.

Elena continuava con movimenti sempre più intensi, la sua testa affondava sul cazzo di Fabio in un ritmo deciso, mentre la sua saliva colava sempre di più dalla sua bocca.

«Guarda come lo fai impazzire…» sussurrò Caterina, mordendosi il labbro mentre osservava la scena. Poi, senza esitare, spinse delicatamente Elena all’indietro, prendendo il suo posto. «Ma adesso voglio assaggiarlo anch’io.»

Elena si leccò le labbra, spostandosi con un sorrisetto malizioso, lasciando spazio a Caterina che abbassò lentamente la testa sul cazzo di Fabio, avvolgendolo con il calore umido della sua bocca. La lingua avvolse la punta con movimenti circolari, mentre le labbra scesero lentamente lungo tutto il cazzo, fino a prenderlo in gola completamente.

Fabio lanciò un gemito strozzato, il corpo si tendeva nel tentativo istintivo di afferrare Caterina, ma le sue mani restavano legate.

Elena si chinò accanto a lui, sfiorandogli il petto con la punta delle dita, lasciandosi scivolare fino al basso ventre, dove la bocca di Caterina lavorava senza sosta. «Ti piace essere alla nostra mercé, eh?» sussurrò Elena all’orecchio di Fabio, mordicchiandogli il lobo. Poi si inginocchiò dietro Caterina e le fece scorrere le mani lungo le cosce aperte. «Sei così bagnata…»

Caterina gemette con il cazzo ancora in bocca. Elena ridacchiò e spinse due dita dentro di lei, affondandole con un movimento deciso, mentre l’altra mano si muoveva sul clitoride con movimenti esperti.

Caterina si inarcò, il corpo scosso da un brivido di piacere violento, ma non smise di succhiare Fabio, che ora lanciava gemiti sempre più ravvicinati. «Oh cazzo… cazzo, mi fate impazzire…» ansimò, sentendo il controllo scivolare via completamente.

Elena aumentò il ritmo, le dita affondavano e si muovevano con precisione, sentendo le pareti della figa di Caterina contrarsi attorno a lei. «Voglio vederti godere mentre ti riempi la bocca del suo cazzo…» sussurrò con voce bassa e sensuale.

Caterina non resistette più. Lasciò scivolare il cazzo di Fabio fuori dalla bocca mentre la saliva colava dalle sue labbra e si abbandonò all’orgasmo con un gemito strozzato.

Ma il piacere non era ancora finito.

Elena si leccò le dita poi si voltò verso Fabio, il suo sorriso predatorio. «Ora tocca a te.»

Caterina, ancora ansimante, si rialzò e si sedette a cavalcioni su Fabio, facendosi scivolare sopra di lui senza preavviso. «Sei pronto a venire per noi?» sussurrò, sfiorando il suo cazzo con la punta della lingua prima di strofinarselo sulle labbra bagnate.

Fabio ansimò, il suo corpo si tese mentre la sensazione lo portava sull’orlo. Caterina si abbassò leggermente, il cazzo sfiorava la sua figa bagnata, ma si fermò a un millimetro dall’affondarlo dentro.

Caterina si abbassò di colpo, prendendolo completamente dentro di sé con un unico movimento. Fabio spalancò gli occhi, il piacere travolgente gli scosse il corpo, la sensazione della sua figa calda, stretta e bagnata lo avvolgeva completamente.

Caterina iniziò a cavalcarlo con un ritmo crescente, le mani sulle sue spalle per bilanciarsi, mentre Elena si inginocchiava accanto a lui, accarezzandolo, mordendogli il collo, aumentando la sua eccitazione fino al punto di rottura.

«Sto per venire…» ansimò.

Elena si chinò vicino al suo orecchio. «Voglio vederlo.»

Fabio si irrigidì, un grido soffocato mentre la sborra usciva dal suo cazzo.

Caterina gemette con lui prendendo tutto in faccia. Elena guardava con uno sguardo compiaciuto, mordendosi il labbro mentre assisteva alla scena.

Elena rise piano, ancora senza fiato. «E la notte non è ancora finita…»

Fabio, esausto ma con il desiderio ancora acceso nel corpo, le guardò entrambe, incapace di credere a quello che era appena successo.

Sono @eroticpolpo

28 anni vissuti nel mondo digitale. Di notte non dormo e scrivo libri e racconti erotici con lo pseudonimo di Damian Margi. @eroticpolpo è il blog dove raccolgo tutte le mie creazioni.

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