Il cielo di Roma si tingeva di sfumature arancioni e rosa mentre il sole tramontava lentamente dietro i tetti antichi. Andrea e Francesca erano tornati in albergo dopo una lunga giornata passata a esplorare le meraviglie della città.
Francesca era andata in bagno per una doccia rinfrescante, lasciando Andrea solo nella stanza.
Seduto sul letto, Andrea sentiva ancora l’adrenalina della giornata. Roma in primavera brulicava di ragazze attraenti e tutte sembravano muoversi con una disinvoltura seducente. Indossavano abiti leggeri che lasciavano intravedere forme provocanti, con capezzoli che si delineavano sotto le magliette sottili.
Culetti di ogni forma e dimensione ondeggiavano tra statue romane e antichi palazzi rinascimentali e il venticello sollevava qua e là qualche vestito estivo, rivelando scorci di intimità.
Andrea chiuse gli occhi, si slacciò i pantaloni e cominciò a toccarsi. I ricordi della giornata erano ancora vividi e a quelli si aggiunse anche il ricordo di Francesca. La immaginò mentre era in bagno. Le sue tette piccole si sollevavano e abbassavano lievemente mentre si muoveva sotto il getto dell’acqua, il ventre piatto e la vita stretta erano enfatizzati dai rivoli d’acqua che scorrevano lungo il suo corpo. I suoi fianchi ondeggiavano con grazia ad ogni movimento, incorniciando il suo culetto perfettamente tondo e invitante.
Il suo cazzo duro era nella sua mano destra. Il piacere era intenso, un’esplosione di sensazioni lo stavano travolgendo.
All’improvviso, la porta del bagno si aprì. Francesca uscì, avvolta solo in un accappatoio bianco, con i capelli umidi che le cadevano sulle spalle. “Andrea, mi sono dimenticata lo sham…,” stava dicendo, interrompendosi bruscamente quando notò la scena davanti a sé.
Andrea si immobilizzò, il viso acceso di vergogna. “Francesca, scusa… non pensavo che…”
Francesca sorrise, avvicinandosi lentamente. “Non c’è niente di cui vergognarsi,” disse. “Anzi…”
Si sedette sul bordo del letto accanto a lui, gli occhi fissi sul suo cazzo leggermente curvo e duro.
Francesca gli accarezzò leggermente la coscia e gli disse “Fammi vedere come fai.”
Andrea era sorpreso.
Riprese a segarsi, la sua mano destra scorreva lentamente lungo il cazzo. Francesca lo guardava intensamente.
Francesca lasciò cadere l’accappatoio, rivelando il suo corpo nudo. La sua pelle era liscia e dorata, i seni piccoli e perfetti, i capezzoli turgidi. Andrea non poteva distogliere lo sguardo, il suo desiderio aumentava ad ogni secondo.
“Sei così bello,” sussurrò Francesca, avvicinandosi ancora di più. “Adesso, lascia che ti faccia sentire ancora meglio”, disse, mentre si abbassò lentamente, pronta a prendere il suo cazzo in bocca.
Le labbra morbide di Francesca si avvolsero attorno al suo cazzo, iniziò con movimenti lenti, assaporando la sensazione della sua pelle liscia e tesa.
Andrea non poteva più trattenersi e afferrò i capelli di Francesca, guidandola nei suoi movimenti.
Francesca aumentò il ritmo del pompino, i suoi seni ondeggiavano leggermente ad ogni movimento della testa.
Dopo averglielo succhiato per alcuni minuti, Francesca si staccò dal cazzo e un filo di saliva gli uscì dalla bocca finendo per terra. Si alzò in piedi e si girò, mostrando il suo culo perfetto ad Andrea.
Si mise a quattro zampe sul letto con le gambe leggermente divaricate. Ora Andrea aveva una vista mozzafiato della sua figa umida.
“Prendimi,” sussurrò Francesca.
Andrea non perse tempo e si posizionò dietro di lei. Con una mano guidò il suo cazzo verso la figa di Francesca. Entrò lentamente, godendo ogni millimetro di quella figa calda e stretta che lo avvolgeva. Francesca gemette di piacere, spingendo i fianchi indietro per prendere tutto il suo cazzo.
Andrea iniziò a muoversi con un ritmo costante, le sue mani afferravano saldamente i fianchi di Francesca. Il suono dei loro corpi che si scontravano riempiva tutta la stanza.
“Cazzo, sì, proprio così,” ansimò Francesca, il viso affondato tra le lenzuola. “Non fermarti, Andrea.”
Andrea aumentò il ritmo, le sue spinte diventavano via via più veloci e intense. Sentiva il sudore che scorreva lungo la sua schiena mentre il desiderio cresceva sempre di più. Sentiva il corpo di Francesca tremare sotto di lui, i suoi gemiti diventare sempre più forti e disperati e questo lo eccitava.
“Voglio che tu venga per me” disse Francesca. Le sue mani stringevano con forza le lenzuola, le sue gambe tremavano e il suo respiro si spezzava in urla di pura e incontrollata felicità. Ogni contrazione interna andava al ritmo del cazzo di Andrea.
Andrea la afferrò con ancor più decisione, affondando le sue unghie nel soffice culetto di lei.
Quando stava per venire Andrea tolse il cazzo dalla figa e venne la sua sborra calda e densa finì sopra la schiena di Francesca.
Lei si sentì sopraffatta da una marea di piacere, ogni muscolo del suo corpo si tese e si contrasse mentre un’ondata di brividi le percorreva tutta la schiena.
“Oh Dio, sì!” gridò Francesca.
“Sei incredibile,” mormorò Andrea, baciandole dolcemente la spalla.
“Anche tu,” rispose Francesca, sorridendo, con gli occhi che brillavano di soddisfazione e desiderio. “Questa è stata una scopata indimenticabile.”
La notte romana li avvolgeva dolcemente, mentre il loro respiro si andava sincronizzando.